Antonella Lumini   e   Pustinia Italia

Antonella Lumini, giovane studente fiorentina di filosofia, dopo una grave malattia, all’età di 28 anni, sentì un forte richiamo al silenzio che la portò a peregrinare verso luoghi silenziosi e solitari e provocò una totale svolta nella sua vita. Pur considerandosi non credente, percepiva che tale richiamo la spingeva sulle orme del sacro. Dopo cinque anni di peregrinazioni, entrando in una chiesa, la voce di un sacerdote la toccò profondamente. Fu allora, che come d’un tratto, comprese che la radice che cercava era l’amore di Cristo che aveva conosciuto da bambina. Iniziò così un nuovo pellegrinaggio all’interno della Chiesa fra eremi e monasteri, ma senza mai riuscire a trovare un luogo che corrispondesse al suo richiamo.

Un anziano sacerdote fiorentino, monsignor Gino Bonanni, allora parroco della Badia Fiorentina, la ascoltò, la comprese e le indicò la giusta direzione. Le consigliò la lettura di un libro: Pustinia, le comunità del deserto oggi, di Catherine de Hueck Doherty, una russa, straordinaria mistica dei nostri tempi. La stessa dopo essere fuggita dalla Russia all’epoca della Rivoluzione Bolscevica, si era rifugiata in Canada dove, insieme ad altre attività apostoliche, aveva introdotto l’esperienza della pustinia, una vocazione al silenzio tipica della tradizione cristiana ortodossa, svincolata da gerarchie e istituzioni.

La lettura di questo libro e la scoperta di una tale vocazione, segnarono la svolta. Antonella trovò grande corrispondenza con quello che da anni stava vivendo. Non aveva mai cercato di dare una identità a questo misterioso richiamo al silenzio, al contrario, aveva sempre sentito necessario denudarsi, smascherarsi da false identificazioni. Viveva tuttavia un grande turbamento per il timore di aver preso una strada sbagliata, di vivere assecondando una illusione prodotta dalla mente. La scoperta che cammini simili fossero previsti e riconosciuti nell’ambito del cristianesimo orientale, la incoraggiò ad andare avanti, le permise di restare fedele a questo richiamo in totale solitudine per lunghi decenni.

All’esterno faceva una vita normale. Svolgeva un lavoro part-time presso la Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze occupandosi di libri antichi. Nel privato custodiva il silenzio, ingegnandosi come poteva, ma percependo sempre più consapevolmente, che costituiva il centro della sua vita.

La prima uscita all’esterno furono alcuni incontri presso la parrocchia fiorentina di Santa Lucia sul Prato, grazie a don Paolo Arzani, suo caro amico. Ne scaturì un libro, Memoria profonda e risveglio, che le permise di rendere pubblica questa esperienza.

Fino a che nel 2013 venne a cercarla per una intervista Paolo Rodari, Vaticanista di La Repubblica, in cerca di eremiti e persone che avevano fatto scelte di silenzio particolari. Fu un incontro intenso e profondo, tanto che, poco dopo, Rodari le chiese la disponibilità a scrivere insieme con lui un libro sulla sua storia (La custode del silenzio). Fu un’impresa non facile che durò per tre anni, ma poi ne uscì un testo agevole, capace di comunicare con freschezza un’esperienza non semplice da raccontare. 

Da lì si aprirono per Antonella molte strade, soprattutto la possibilità di partecipare ad incontri in varie città d’Italia. La cosa, però, più sorprendente fu di scoprire che, pur disperse nei luoghi più disparati, molte persone sentivano lo stesso richiamo, vivevano lo stesso smarrimento per non sentirsi comprese.

Per questo ormai da alcuni anni la solitudine e il silenzio di Antonella si sono sempre più messi a disposizione dell’ascolto, della testimonianza, per incoraggiare e sostenere tante persone che sentono l’anelito a sperimentare il silenzio. Anelito in cui Antonella riconosce una chiamata dello Spirito.

Da questa storia è nata poi l’Associazione PUSTINIA-ITALIA. Il bisogno di incontrarsi fra coloro che, soprattutto donne, avvertono questo richiamo, ha infatti fin da subito dato loro la percezione di costituire corpo. Corpo per l’esperienza che ognuno vive personalmente e che si fa riconoscere da essenziali tratti comuni, pur assumendo sempre particolari specificità. Il silenzio, in quanto veicolo dello Spirito, non omologa, ma sviluppa carismi e talenti personali. Più cresceva la percezione di costituire corpo, pur sentendo una certa ritrosia verso le realtà burocratiche, diveniva sempre più necessario accettare di fare il passo verso la costituzione dell’associazione. Era necessario soprattutto per dar vita a luoghi del silenzio, come è chiaramente specificato e ben delineato nello statuto